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Il SocialMediAbility, ricerca su come le Aziende Italiane utilizzano i Social Network

La ricerca e stata condotta da IULM su aziende del settore B2C e B2B.

Il 68% delle aziende italiane non utilizzano neanche un social network.

Il 68% delle aziende italiane non utilizzano neanche un social network.
Utilizzo Social Media in Italia

Le nuove strategie di comunicazione e le moderne opportunità offerte dai social network

Ripensando all’Iab Form di Milano 2010: gli operatori devono fare cultura!

Le aziende però dal canto loro devono decidere di avere nel budget l’aggiornamento professionale verso queste tematiche. Facendo si che al loro interno vi siano persone capaci di investire il proprio tempo in questa direzione, ma anche in grado di valutare la qualità dei servizi offerti dagli operatori della comunicazione.

Il sapere e la formazione tolgono dal mercato ai ciarlatani 😉

Se consideriamo che giustamente le aziende trovino il tempo per investire in conoscenza!
Quando questo è un elemento fondamentale per l’impresa: concorrenza, adempimenti legislativi e fiscali.

Credo di poter affermare che la comunicazione sia un elemento vitale, ma nella cultura d’impresa italiana si naviga a vista in molte aziende, sperando in una possibile soluzione casuale.

Esistono tanti contenuti gratuiti: convegni, libri, siti, blog, slide, pdf, video in rete.
Basterebbe considerare che nella vita lavorativa sia normale informarsi per formarsi.

Gli operatori che fanno del loro business la comunicazione potrebbero cooperare anche alla di la dell’associazione, per diffondere in maniera sistematica e organizzata la formazione sulla materia.

Come un mercato parallelo alla formazione a pagamento, che permette alle persone e alle imprese di acquisire conoscenze di primo livello. Apprendendo così le teorie e le metodologie, che in seguito applicheranno alle loro attività di marketing e comunicazione con differenti volumi d’investimento.

La diffusione e la conoscenza del “keyword advertising” è tuttora supportato da google con la formazione gratuità. Infatti, gli investitori pubblicitari non sono solo clienti indiretti provenienti dai centri media.

Manca credo una strategia e una scelta dei canali, dove creare l’incontro tra operatori e aziende.
Credo che vi sia una necessità condivisa che potrebbe essere colmata da un servizio basato sul Crowdsourcing, promosso dagli operatori in forma gratuità. Un esempio lo è stato “Codice Internet” per certi versi

By protozoo's photostream -http://www.flickr.com/photos/danielaguilar/
By protozoo's photostream

Investire in comunicazione (parte seconda)

Il problema in molti casi mostra che manca la volontà di una visione temporale, per la quale alla fine si guardano le necessità legate al marketing e alla comunicazione con soluzioni improntate alle vendite immediate.

Autore Neal

I manager pianificano i volumi di vendita desiderati e immaginano i targhet da colpire con le metodologie più consuete alla propria esperienza di venditori.

Le persone che possono influire sulle scelte operative in questi ambiti, hanno una cultura che poche volte applicano. Sanno che è fondamentale sia trovare un nuovo cliente, che mantenerlo.

Leggono di nuove strategie che portano a misurare il volume potenziale di acquisto di un cliente sul breve e lungo periodo. Sanno quindi che per fare questo serve riuscire a instaurare un rapporto diverso dal semplice venditore.

Si informano su in nuovi media e scoprono soluzioni innovative che potrebbero fare al caso loro.

La verità e che quando si tratta di vendere, si sceglie sempre la strada che a vista da il risultato più veloce, invece di quella con una qualità migliore e con maggiori potenzialità per l’oggi e per il domani.

Di conseguenza vi sono venditori di servizi e soluzioni di marketing e comunicazione, e non esperti pronti a offrire la propria conoscenza a vantaggio dei propri clienti.

Per fortuna questo non accade ovunque. Tanto che sia nelle piccole sia nelle grandi imprese vi sono figure di account, e non di meri venditori, che interagiscono a vantaggio dei due bisogni: vendere e fornire risposte concrete alle necessità del cliente.

L’ esigenza e la ricerca di vendite immediate basate su strategie consolidate, fanno saltare tutte quelle opportunità date dalle innovazioni che il marketing e la comunicazione offrono.
Dall’altra, l’ipocrisia di dover raggiungere il cliente e motivarlo ad acquistare senza chiedersi quanto questo cliente può valere oltre la singola vendita spot; spinge a vendere quello che sia ha nel paniere, tralasciando le reali necessità del cliente.

La situazione porta a suggerire che in Italia manchi la capacità di focalizzare il concetto di partnership, mentre rimane saldo il concetto di cliente.

Investire in comunicazione pensando al domani!

Investire in Comunicazione
Foto di Smeerch's photostream

Per le aziende è considerato utile spendere in comunicazione; tuttavia valutandola una spesa, la si taglia alla prima avvisaglia di problemi. Credo che sia più corretta una visione legata alla parola “investimento”, che per il sistema Italia delle piccole e medie imprese è un concetto difficile da assimilare.

L’altra via che si pone a metà del concetto espresso dalle due parole è: arrangiamoci con le risorse che abbiamo.

Cosa sicuramente non riprovevole, ma che se non supportata da un minima conoscenza e formazione delle figure chiamate in causa, porta a risultati di scarsa efficacia. Creando figure professionali “factotum”, che con volontà e passione realizzano strategie di marketing e comunicazione, che normalmente risolvono situazioni di breve periodo.

L’altra soluzione è di affidarsi a persone terze, che con la loro professionalità cercano di ricoprire più ruoli nel tentativo di soddisfare il cliente e di portare a casa il lavoro.

Sono certo che questi individui lavorino con la massima qualità e professionalità, frutto di un curriculum pieno di esperienza, ma com’è naturale che sia, portino con sé molte lacune nei diversi ambiti in cui son chiamati a operare.

È un fatto naturale che con l’esperienza le professionalità dei singoli, guadagni in conoscenza e consapevolezza, proveniente dalla collaborazione con altre figure ed esperienze lavorative.

Questo è un bene in un team di lavoro composto da figure professionali specifiche, perché rende più condiviso e comprensibile l’attività che si deve svolgere per portare avanti un progetto. Ma penso di esprimere un pensiero condiviso, nell’affermare che è fondamentale avere ruoli ben focalizzati per rendere al meglio il proprio lavoro.
Incentrando a 360° la propria conoscenza nel proprio ambito, evitando di diventare un esperto ad ampio raggio, ma di scarsa lungimiranza.

Considerò che il problema “factotum” non sia espressamente legato alla dimensione dell’azienda, ma sia frutto di un’ignoranza che guarda a risolvere continuamente problemi contingenti e quasi mai legati a necessità frutto di una visione di più ampio respiro.

Considero che impegnare tempo nel visualizzare le necessità di marketing e di comunicazione per almeno un medio periodo porti benefici nei risultati e risparmi economici.
Agendo quindi con l’obiettivo di investire, si ha l’opportunità di appoggiarsi ad aziende e professionisti capaci di portare frutti più cospicui per l’immagine dell’azienda, dei brand e dei prodotti.

Tutto a beneficio del ROI.

La precedente considerazione è condivisa da tutti ma applicata da pochi. Ma sono questi che nel mercato, anche in un periodo di crisi ne escono vincenti “be stupid”.